PROLOGO: Da qualche anno, ho una ossessione: guardo e riguardo in successione, anche casuale, "La dolce vita" e "8 e 1/2" di Federico Fellini. Li sento due film profondamente vicini al mio tempo; il primo è del 1960, il secondo del 1963, io nasco nel 1964. Sono film che raccontano l'Italia, le sue altezze e le sue bassezze, le sue ansie e il suo provincialismo invincibile... Sono film che si possono vedere come in una scatola cinese: l'uno contiene l'altro. C'è una coppia di scene che soprattutto mi lega a quei film, quelle in cui il protagonista incontra il padre. Ne "La dolce vita"Mastroianni incontra il padre in Via Veneto, quasi per combinazione e poi lo porta a divertirsi in un tabarin un po' fuori moda... In "8 e 1/2", Mastroianni lo vede in sogno, in una cappella funebre e lo accompagna a scendere nella fossa, con dolcezza straziante. Il padre è lo stesso attore in entrambi i film: Annibale Ninchi.
Adesso, che ho provato nella carne cosa vuol dire quella scena di "8 e 1/2" e ho accompagnato mio padre tra le ombre, trovo in Annibale Ninchi i tratti di mio padre e penso a quanto mi sia stata di compagnia e conforto quella scena prima e dopo la mia tragedia famigliare.
ESTATE: Avevo riscoperto la scorsa estate, mentre la tragedia era in corso, questa bella collana della Cappelli, "Dal soggetto al film", curata da Renzo Renzi. Avevo cominciato a leggere il volume dedicato a "8 e 1/2", scritto da Camilla Cederna. Quest'estate l'ho terminato e ho letto quello dedicato a "La dolce vita" scritto da Tullio Kezich. Due instant book, si direbbe oggi, scritti mentre i film ancora erano in lavorazione, stavano per entrare in sala... E scopro anzi mi si rivela un nuovo suggestivo legame con quei film. Annibale (un nome, un destino anche qua) Ninchi dice a Kezich:
"Ho avuto la disgrazia di cominciare (e di finire, potrei dire, perché ho fatto solo un'altra apparizione, per far piacere a Salvini, in "Adriana Lecouvreur") con "Scipione l'Africano". Fu un'esperienza penosa, che mi lasciò un trauma psichico. Quando il film apparve sugli schermi non volevo nemmeno uscire di casa". Perciò l'attore considerò chiusa la partita con il cinema finché non lo chiamarono per il provino con Fellini... Quell'attore/padre era apparso in due film feticcio per me, e, prima di quelli, nel film di Carmine Gallone che avevo disegnato la scorsa estate in "L'elmo e la rivolta", mentre perdevo mio padre. Sempre nello stesso libro, a proposito di Gallone, ecco cosa riporta Kezich:
"Un abbraccio al leone (23 aprile). - Mentre la macchina sta uscendo da Cinecittà, Fellini grida: "Ferma, ferma", e si precipita fuori ad abbracciare un personaggio vestito come il manifesto di Aristide Bruant disegnato da Lautrec. È Carmine Gallone, che sta per cominciare "Cartagine in Fiamme". I due parlano animatamente, abbracciandosi di continuo, dandosi delle manate sulle spalle. Fellini torna in macchina tutto allegro e dice: "Mi fa sempre piacere abbracciare il vecchio leone. Il fatto è che mi tratta, dall'alto dei suoi cento film, come se fossi un esordiente. Ma che dico? Uno che deve cominciare domani. Quando vedo questo colosso del cinema italiano mi sento come un bambino. Mi ha detto: "Comincio "Cartagine in fiamme". Vieni a trovarmi. Farò delle cose che a te piaceranno molto...".
Se penso che una delle ultime copertine che ho disegnato è stata proprio per un libro, "Il peplum di Emilio", scritto dal mio sodale de "L'elmo e la rivolta", Luciano Curreri, ed è dedicata proprio a "Cartagine in fiamme", viene da pensare...
EPILOGO: De "L'elmo e la rivolta"c'è stata una bella presentazione agostana a Bitonto, complice la libreria Hamelin e il Comune: bella e tanta gente. E poi un paio di nuove recensioni, de Il Corriere del Ticino e de Il Cittadino, che ringrazio (anche a nome del Curreri) e aggiungo...